Africa, Asia e America Latina: sguardo sull’altro cinema

Edizione digitale, com’era prevedible, per il trentesimo appuntamento con il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (Fescaaal) che si terrà online dal 20 al 28 marzo. Il Festival, presentato a Milano che ne è il cuore organizzativo, è nato nel 1991 e continua nella sua missione di ricerca di linguaggi spesso ignoti al pubblico occidentale. 

Sono cinquanta i film selezionati, a rappresentare quanto di meglio possono offrire le ultime produzioni da e su Africa, Asia e America Latina. In programma online 9 giorni di proiezioni, incontri con gli autori, eventi speciali e multidisciplinari. Il Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo presenterà fiction e documentari in anteprima nazionale e sarà affiancato dal Concorso Cortometraggi Africani, dal Concorso Extr’A riservato a film italiani che si confrontano con altre culture, dalla Sezione Flash con anteprime e film evento;  poi c’è “E tutti ridono…”,  riservata alle migliori commedie dai tre continenti. Tra i focus, la tavola rotonda “Donne sull’orlo di cambiare il mondo” per riflettere sul cinema al femminile, promuovere la parità di genere e il valore delle diversità. Non mancheranno gli Africa Talks “Cityscapes: le trasformazioni dell’Africa urbana”, in collaborazione con Fondazione EDU sul tema delle città africane che guardano al futuro. Tra i partecipanti Yvonne Aki-Sawyerr, sindaca di Freetown, capitale della Sierra Leone, che la Bbc ha inserito nella lista delle 100 donne più influenti nel 2020 e la celebre architetta etiope Rahel Shawl.

“Samira Dream” (foto Fescaal)

I film in cartellone saranno visibili con la sottoscrizione di un abbonamento (standard, 10 euro; sostenitore, 30 euro), i dibattiti e gli eventi saranno ad accesso libero su Zoom e in streaming sui canali social del Fescaaal. Dal 15 al 28 marzo, inoltre, su Mymovies si terrà il secondo MiWorld Young Film Festival, il primo festival di cinema e intercultura per le scuole secondarie di I e II grado dedicato ad Africa, Asia e America Latina. 

Anche in questo nel 2021, dunque, il Festivalsarà la cornice di Africa Talks, l’appuntamento annuale di approfondimento, giunto alla sua quarta edizione, su un continente in continua trasformazione.

Africa Talks è un format nato dalla collaborazione tra Associazione Centro Orientamento Educativo – COE e Fondazione Edu, entrambi impegnati da decenni a promuovere istruzione e cultura in Africa e con l’Africa, nel contesto del FESCAAAL, quest’anno nella sua 30ª edizione dal claim MiWorld From A to Zebra che si terrà online dal 20 al 28 marzo 2021.

“The Unknown Saint” (foto Fescaal)

Fondazione Edu è impegnata dal 2006 nella promozione dell’istruzione universitaria in Africa, attraverso un sistema di borse di studio che finora ha permesso di sostenere più di 400 studenti – sottolinea Matteo Stefanelli, Presidente Fondazione Edu – parallelamente, dal 2017 la Fondazione ha voluto affiancare un’attività di approfondimento culturale sull’Africa contemporanea, grazie all’iniziativa Africa Talks. Per la quarta edizione abbiamo scelto di affrontare il tema delle città, dall’urbanizzazione all’abitare, dalle nuove architetture all’accesso alle risorse: da sempre lavoriamo in grandi città, in collaborazione con Università africane, e pensiamo che guardare allo spazio urbano possa permettere di capire alcune delle dinamiche rilevanti che segnano il continente nel presente e nel prossimo futuro”.

Dopo i tre appuntamenti degli anni precedenti – “Africa continente del futuro. Università e nuova imprenditoria” (2017), “WWW! What a Wonderful World. Come le nuove tecnologie stanno cambiando l’Africa” (2018), “Back to the roots. Agricoltura e alimentazione tra vecchi e nuovi saperi” (2019) – la quarta edizione torna quindi a raccontare l’Africa, questa volta mettendo al centro le trasformazioni urbane delle sue metropoli.

“The Shepherdess and the “Seven Songs” (foto Fescaal)

La letteratura e i rapporti internazionali dicono che degli ulteriori 2,0 miliardi di persone che popoleranno il pianeta tra il 2019 e il 2050, si stima che 1,05 miliardi (52%) saranno nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Questo significa un aumento in termini assoluti della popolazione africana, ma ci racconta soprattutto di un continente che ospiterà nuove città, e mostra trasformazioni in atto delle città esistenti. Questa – come dicono gli studiosi – non è una transizione che deve ancora avvenire, ma sta già avvenendo, dove alla crescente concentrazione della popolazione africana nelle città, corrispondono la trasformazione del paesaggio urbano, l’aumento di richieste di materiali da costruzione, cibo, energia e acqua.

Questioni come “quante persone abitano queste città”, o “dove esattamente hanno intenzione di vivere durante la loro vita” diventano critiche, specialmente se si stanno utilizzando risorse già scarse o vanno prese decisioni a lungo termine che fisseranno le infrastrutture da cui dipendono decine di milioni di mezzi di sussistenza e prosperità.

“Interdependence” (foto Fescaal)

La città africana, in un certo senso, appare sempre più come un arcipelago di aree diverse (per lo più non collegate), connesse principalmente attraverso reti informali o locali che rafforzano i legami all’interno delle comunità ma non con la città nel suo insieme.

Descrivere, attraversare, studiare questi cambiamenti e trasformazioni, diventa così essenziale per potersi dotare di nuovi elementi di comprensione di ciò che è oggi forse il paese più dinamico del pianeta.

Da queste premesse, e dai più recenti studi internazionali in materia di urbanistica, architettura, politiche abitative, muoverà il confronto di Africa Talks 2021 che vede come curatrice e moderatrice Maria Chiara Pastore, ricercatrice presso il DAStU – Dipartimento architettura e studi urbani del Politecnico di Milano, esperta di trasformazioni urbane in Africa.

Il già citato evento online vede protagonisti quattro ospiti che dialogheranno sulla trasformazione di alcune tra le metropoli più importanti dell’Africa Subsahariana, con particolare riferimento ai rispettivi abitanti: Rahel Shawl, architetta, ci racconterà della trasformazione di Addis Abeba, in un costante dialogo tra il futuro la necessità di preservare luoghi per l’identità e per la memoria collettiva dei suoi abitanti, e nello specifico, di come è importante formare giovani professionisti capaci di interpretare queste sfide. Yvonne Aki-Sawyerr OBE, sindaca di Freetown dal 2018, parlerà dell’esperienza di trasformazione della città sotto il mandato politico, e in particolare della transizione ambientale di questa metropoli in grande crescita, con particolare riferimento alla sfida ambientale. Mutinta Munyati, rappresentante UN Habitat, descriverà, attraverso la comparazione dei diversi casi di lavoro nell’istituzione che rappresenta, come le generazioni più giovani abitano le metropoli dell’Africa Subshariana, ponendo alcune questioni specifiche legate alla pandemia in corso. Il regista angolano Fradique, autore del film in concorso al Festival Air Conditioner, affronterà il tema della relazione tra città e arte, in particolare nella città di Luanda dove gli artisti interpretano i segni profondi che la crescita vertiginosa e non pianificata della città durante la guerra civile ha lasciato negli edifici e nelle persone e li traducono in creazione estetica urbana e contemporanea.

“The Green Great Wall” (foto Fescaal)

Proiezione: The Great Green Wall di Jared P. Scott (USA 2019). Prodotto da Fernando Meirelles (Cidade de Deus), il film è una sorta di coast to coast africano, da Dakar a Gibuti, della star della musica maliana Inna Modja che intraprende un viaggio appassionante lungo il percorso del progetto della Grande Muraglia Verde, una barriera di 8.000 km di alberi per affrontare i mutamenti climatici, i conflitti e le migrazioni di massa e dare una speranza di futuro al continente.

Quale evento online, il talk gratuito è fruibile previa registrazione obbligatoria e film gratuito su MYmovies scrivendo a p.cattaneo@coeweb.org – www.fescaaal.org

Fondazione Edu che ha l’obiettivo di sostenere la formazione universitaria in Africa, con particolare attenzione alle discipline in ambito tecnico-scientifico e agronomico. Attraverso l’erogazione di borse di studio offre a studenti africani la possibilità di accedere all’istruzione universitaria nel loro paese di origine, sostenendo percorsi di crescita individuale, ma anche la creazione di professionalità che possano, nel lungo periodo, contribuire ad uno sviluppo socio-economico. Attualmente la Fondazione è operativa in Ghana, Mozambico e Uganda.

(Testo rielaborato da comunicati stampaLa foto sul titolo è dal film “The Green Great Wall”)