Mick Jagger 80, festa-mesta su Canale 5

MANCAVA MICK JAGGER. Semplicemente non c’era, stava da un’altra parte, Non saprei dire dove ma certamente non nello studio allestito dal Tg5 per festeggiare i suoi 80 anni. Presente né in musica né in ispirito, perché gli unici lampi sonori venivano dalle clip sparse un po’ disordinatamente se pure efficacemente lungo lo speciale Mick 80 dentro il consueto settimanale di approfondimento curato da Claudio Fico; là dove l’efficacia, quando presente, si doveva alle virtù musicali, diciamo così, intrinseche nello stesso oggetto di rappresentazione.

Peccato, l’occasione non era male per raccogliere consensi tra un pubblico di rete meno tradizionale e stanco del solito, includendo nelle riserve anche un orario di nefasta seconda serata più orientato a favorire revisioni postume da piattaforma che a una fruizione live.

Alle origini con Bill Wyman , Charlie Watts, Keith Richards e Brian Jones

Firmava l’emissione Susanna Galeazzi, collega sinceramente apprezzabile per i suoi doni narrativi e soprattutto per il vocabolario adeguato e molto ricco nonché per la chiara cultura musicale: con il solo limite, a volte, di parlar bene di tutti o celebrando in prospettiva leggendaria qualche semplice fenomeno mediatico (starei per dire i Måneskin ma vi arrabbiereste tutti) o qualche rapper semi ignoto eppure capace di riempire uno stadio grazie ai suoi video su Instagram e TikTok.

Il lancio negli show televisivi all’inizio dei 60’s

Comunque Mick Jagger. Diventato ottuagenario. Di suo, la definizione fa un po’ effetto. Perché l’iperbolico folletto del rock lo si immagina forever young. E spesso l’immaginario, personale e collettivo, preferisce ignorare la realtà sottraendola allo scalare del tempo. Per festeggiarlo s’è allestito uno spazio da faccia-a-faccia d’estetica più adatta a un confronto politico, a una confidenza, che so, una confessione, nell’ipotesi migliore uno scoop. Due poltronicine, l’una di fronte all’altra. Per parlare di Mick Jagger. Da una parte Susanna Galeazzi a condurre e domandare, dall’altra Paolo Giordano, collega del Giornale esperto di musica a rispondere e a raccontare dei Rolling Stones e del loro frontman quand’egli forse sarebbe stato più incline a parlare di Beatles.

Mick Jagger e Keith Richards

Tutto un po’ carico di biografismo, stanco e banale rispetto al necessario, al vitale e in qualche modo all’insopprimibile: cioè alla musica e alla sua filosofia, alle vere radici di una rivoluzione/risoluzione del Suono: risolvendosi piuttosto in una evocazione obbligata di eccessi e matrimoni, tutto dovuto e inevitabile nell’impalpabile ma presente ombra del gossip. Solo sullo sfondo gli album e le loro tracce, al di là delle citazioni obbligate di qualche hit; e solo remoti l’influenza e il feeling ritmico stabiliti con la band, in specie con l’alter ego Keith Richards e le fughe della sua chitarra gioiosamente fuori catalogazione. Meglio discorrere, ad un certo punto, di una favoleggiata relazione con Jacqueline Kennedy. E via così. Buon compleanno comunque a Mick Jagger. E a tutti gli ottantenni rock come lui.