Amore, morte & rock’n’roll

NEL GRANDE CIMITERO del pop e del rock. Più che grande si direbbe sterminato. Croci e non solo, tra eredità semplici e durezze stimolanti, generazioni imbevute di grande musica, interpreti non più dimenticabili. Siamo alle soglie del mito, delle voci incancellabili rimaste per sempre se stesse nelle incisioni passate alla storia.

Ecco un libro che non si può perdere per non dimenticare davvero. Amore, morte e rock’n’roll (con sottotitolo “Le ultime ore di 50 rockstar / Retroscena e misteri”– già disponibile nelle librerie e negli store con i tipi di Hoepli) non è una celebrazione ma un tentativo – riuscito – di analisi: Ezio Guaitamacchi, collega molto puntuale e avveduto sulle cose della musica, autore di libri sul rock assai belli e utili, disegna una mappa intelligente di questo cimitero tutto speciale, per nulla macabro ma zeppo di rimpianti per quello che di prezioso molti artisti avrebbero ancora potuto regalarci se il destino gli avesse concesso ulteriori chanches creative. Una mappa, dunque: che al di là di connessioni, statistiche, riverberi sonori  ed esplorazioni di circostanze, fa riflettere sulle coincidenze a volte incredibili e sulla ripetitività quasi rituale di quella sorte comune che attende un gran numero di rock e popstar. Tra l’evento accidentale, la pura disgrazia, il malanno fatale, la droga. Approdi diversi di vite spericolate, di viaggi alla ricerca di una città per cantare.

David Bowie: la grafica nel libro (in alto: Prince)

A scorrere i nomi evocati in questo libro ci sarebbe da (ri)scrivere un pezzo di molte storie del rock, da quella che ha attraversato lo stage a quelle che si sono prima incise sul vinile, poi stampate sul cd, passate sui formati di file, vitalizzate nelle immagini video di tv e rete… Perché in verità, oltre la vita biologica, fuggevole e spesso fragile degli artisti, resta la vita eterna dei loro brani, delle loro voci e dei modelli che hanno saputo inventare.

Questo lavoro, bello e compiuto, di Guaitamacchi si apre con triplice prefazione di Enrico Ruggeri, Pamela Des Barres e dell’autore medesimo ed è sparso su sei capitoli, ognuno intitolato ad una “categoria” di episodi dolorosi e tragici: malattie, omicidi, suicidi, incidenti d’asfalto e d’aria, overdose e maledizioni. I titoli: Tears in Heaven, Psycho Killer, Rock’n’Roll Suicide,  The Needle and the Damage Done, Leaving On a Jet Plane, Blood Brothers. Flottano tra le parti differenti le ombre di Leonard Cohen, Lou Reed, David Bowie, Aretha Franklin, John Lennon, Marvin Gaye, Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Tom Petty, Prince, Lynyrd Skynyrd, Brian Jones, Otis Redding, Michael Jackson, Elvis Presley, Sid Vicious, Jim Morrison, Janis Joplin… e via così tutti gli altri.

La copertina del libro di Guaitamacchi

C’è spazio, toccante e profondo, anche per l’amore e per le storie che si sono consumate all’ombra, meglio, alla luce della musica, quale fonte d’ispirazione ulteriore e immaginario favolistico.

Ne parla Guaitamacchi anche nella sua, di prefazione, partendo da un idillio toccante, quello “tra Laurie e Lou, una delle storie più belle, appassionate e commoventi che il mondo del rock ha saputo offrire – al pari di quelle tra John e Yoko, Sid e Nancy, Kurt e Courtney, Leonard e Marianne, David e Iman o le decine di altre che fanno parte di questa raccolta. Piene di leggende e di eccessi, stravaganti, oltraggiose, sconsiderate e rischiose, le vite delle rockstar sono spesso andate oltre le più sfrenate fantasie da sceneggiatura hollywoodiana (…) E proprio come nelle “murder ballad” anche le infauste fini delle rockstar sono inscindibilmente legate ai loro grandi e spesso altrettanto impetuosi amori. O all’ancora più tragica e buia assenza dei medesimi… Già perché, molte, troppe volte, dietro le vite e le morti di questi artisti si è intravista l’ombra di un assassino subdolo, ma spietato, chiamato solitudine”.