Anni 80: ridisegnati da Giuseppe Gimmi

GIUSEPPE Gimmi, 24 anni, pugliese di Fasano, creativo fuori schema e, in pratica, imprenditore di se stesso dai contorni molto particolari. Specie per quella sua passione per gli anni Ottanta che lui, nato nel ’97, non ha mai vissuto ma dei quali insegue con innegabile tenacia tutti i segni peculiari a livello culturale nel cinema, nella musica e nella scrittura. Così da circa un anno (ma l’idea gli è venuta quasi da due), lui che ha studiato sceneggiatura con scuola di fotografia e filmmaking, ha deciso di mettere in pratica questo suo insieme d’interessi con una intuizione artistica che passa attraverso la realizzazione di maglie uniche e personalizzate: a rappresentare, come lui stesso afferma, “ciò che sceglie di scrivere la gente”, ispirandosi a forme e colori classici dell’epoca e a riferimenti grafici di cinema e musica e raccontandosi nel suo profilo Instagram (https://instagram.com/giuseppe_gimmi?igshid=19a1otw3paxtj) e nella sua pagina Facebook (facebook.com/giuseppegimmi97/) . Per capire meglio il suo progetto lo abbiamo voluto intervistare. Ecco quanto ci ha detto.

Un “creativo pugliese”, così ti definisci e questo in realtà sei. Vuoi spiegarmi la sostanza più intima di questa definizione e il legame fra il tuo immaginario e la tua terra?

La realtà che tutto ruota sulla semplicità. Vivendo in piena campagna, ogni giorno riesco a percepire dei dettagli che mi trasmettono creatività, ma sopratutto una capacità di immaginare e poi trasferire il tutto in fase di scrittura, perché secondo me l’idea nasce proprio quando meno te lo aspetti. Circondato dal mare, e dal verde ogni giorno cerco sempre più di assorbire questi grandi valori e raccontarli attraverso l’arte.

Giuseppe Gimmi

Ma andiamo diretti sul tema: perché gli anni Ottanta per uno che è figlio dei Novanta e quell’epoca non l’ha vissuta? Nostalgia di un non vissuto o cosa?

Come tu scrivi, giustamente sono figlio dei novanta ma gli anni 80 per me sono una sorta di protezione interiore, come proteggersi dal presente, alcune volte molti noi  soffrono di ansia per la paura del presente, del futuro ed io stesso vivendo in continuazione con ansie e momenti di malinconia riesco a stare bene attraverso vecchie pellicole cinematografiche, ma sopratutto colonne sonore che hanno accompagnato la vita di tutti noi.

Qual è per te il segno dominante di quel periodo? Insomma che cosa di colpisce e ti attrae maggiormente?

Sicuramente quello che mi colpisce sono i sentimenti, ogni volta che alla radio passa una canzone di Antonello Venditti o Lucio Dalla la mia mente automaticamente ricorda o meglio immagina i primi amori, la forza dei sentimenti ma sopratutto dell’amore come dicevo prima, una parola che in realtà per me è tutto.

Restiamo sugli Ottanta: che cosa raccolgono dei due decenni precedenti, che non hanno eguali in termini di esplosività intellettuale?

No. Ma penso che in quel periodo parlo per me ovviamente, ci sia stata una cosi detta esplosione di colori. Nel senso che tutto ruotava sulla felicità ma sopratutto sulla realtà. Ad esempio  nelle commedie cinematografiche dove ogni film lasciavano quel velo di malinconia, come Acqua e Sapone del mitico Carlo Verdone capisci il significato della vita reale, quello che tutt’ora magari gira attorno alle banalità.

Parliamo dei tre livelli, letterario, sociale e musicale (poi si possono raccogliere sotto il comune denominatore di “culturale”) degli anni Ottanta: chi sono i tuoi “eroi”?

Eroi? Una delle domande più complesse, sicuramente una persona che io stimo tanto nella mia vita, che vorrei fortemente incontrare e Carlo Verdone, un uomo puro, una saggezza unica, per me uno dei pochi nel saper tutt’ora raccontare un’Italia attraverso le sue fragilità ma anche la sua bellezza. Se devo citare un altro nome sicuramente metterei un mito che ha caratterizzato gli spaghetti western ed e Clint Eastwood.

Poi c’è l’applicazione del concetto, diciamo così, industriale/creativo (o artigianale/creativo, come preferisci): dunque la sua realizzazione grafica… Come ti è venuto in mente il progetto e dove vuoi arrivare con questo?

L’idea è nata quasi due anni fa, ho voluto creare un progetto creativo che prende il mio stesso nome,  dove la realtà, è la gente. Creo attraverso uno studio specializzato nel settore della grafica, delle frasi che la gente attraverso i social scrive, ed io riproduco con effetti completamente anni 80 ispirati al cinema e alla musica. Un progetto quindi di comunicazione, dove attraverso la stampa su magliette io riesco a comunicare la mia passione per gli anni 80 e la gente comunica ma sopratutto realizza frasi totalmente uniche, quindi pezzi unici.

So che hai consegnato le tue creazioni ad alcuni popolari personaggi del presente: se le meritano? Nel senso che molti livelli espressivi di oggi, inclusi quelli dei cosiddetti social, perdono tutte le partite possibili con quelli di ieri, nello specifico degli anni Ottanta…

Si, diciamo che la figura dei social va a “velocizzare una comunicazione” dove io attraverso questi lavori introduco sempre il mio percorso che è quello della sceneggiatura cinematografica; e dove come sempre lo studio che ruota attorno è cinema e musica, dove ancor più posso raccontare i miei sentimenti. Per me è stato stupendo consegnare dei lavori, ho avuto la fortuna di consegnare lavori a Rocco Papaleo, Michele Placido, Jerry Calà, Marina Suma etc; preferisco farlo sempre di persona perché si provano sensazioni diverse con gente che ha fatto la storia.

Da ultimo: se potessi regalare una tua opera a un personaggio degli anni Ottanta – pensa a tutti i campi possibili – a chi l’assegneresti?

A Vasco Rossi, simbolo di intere generazioni.