Coronavirus e vaccini, bella lotta

Il caos è servito, probabilmente per indigestione mediatica. Forse per colpi bassi tra case farmaceutiche, fuga incontrollata di notizie, fake news, allergie e reattività  alle prime somministrazioni e via così. Tutti spiazzati sulla linea del traguardo, in nuovi vaccini anticovid sono una soluzione o fanno nascere altri problemi, chi lo sa, i novax ci inzuppano il pane, un passo in avanti e l’altro indietro in questa bizzarra società ipertecnologica  che ha perso tutte le sue certezze e la sua presunzione.

Difficile fare verifiche, perciò. Anche perché le informazioni sono spesso contradditorie, lasciano irrisolto il dubbio se convenga fidarsi oppure no delle correnti di pensiero (e di laboratorio) più rassicuranti. In verità non c’è molta scelta in un pantano dove le novità si rincorrono quotidianamente.

La scoperta cambia tutto?

Per esempio è fresca la notizia (pubblicato su Nature Microbiology – fonte italiana QuiFinanza) relativa al “nuovo farmaco antivirale Molnupiravir che uccide il virus in 24 ore: la scoperta cambia tutto”. Un trattamento solo farmacologico che sembra interrompere la catena di trasmissione del virus. L’affermazione viene dall’Istituto di ricerche biomediche della Georgia State University. Gli scienziati di questa università, guidati dal prof. Richard Plemper, segnalano da tempo l’utilità – quale inibitore dei virus influenzali – del  Molnupiravir, ora sperimentato contro il SARS-CoV-2 e al momento in fase di studi clinici II/III.

Vero è che la sperimentazione è avvenuta, per ora, sui furetti e non sull’uomo. Questi animali trasmetterebbero però il virus in maniera molto simile a come il processo avviene nella popolazione umana giovane-adulta. “Quando abbiamo ospitato nella stessa gabbia gli animali infetti e poi trattati con furetti non trattati, nessuno dei contatti è stato infettato”, afferma il coautore della ricerca Josef Wolf. La terapia, somministrata due volte al giorno, ha ridotto in modo importante il peso virale nel tratto respiratorio superiore e ha del tutto eliminato la diffusione virale verso gli animali da contatto non trattati. Al contrario, le cavie infettate e non trattate all’origine  hanno trasmesso l’infezione.

Terapia orale, molti vantaggi

Questa è la prima dimostrazione di un farmaco disponibile per via orale in grado di bloccare rapidamente la trasmissione di SARS-CoV-2 – conclude Plemmer –  e il Molnupiravir potrebbe modificare le regole del gioco nel controllo farmacologico del Coronavirus”. Tra i vantaggi della terapia ci sarebbe quello dell’assunzione per via orale del farmaco e della sua rapida applicazione, inibendo l’ingravescenza del Covid, abbassando i costi sociali, sollevando i pazienti da lunghi isolamenti e circoscrivendo i focolai epidemici. Per adesso, è vero, si parla soltanto di furetti. Ma se i dati venissero confermati sull’uomo i pazienti potrebbero smettere di essere infettivi nel giro di 24 ore.

Sempre dagli Stati Uniti, attraverso la rivista mBio dell’American Society for Microbiology,  proviene l’ipotesi, a quanto pare fondata e frutto di uno studio specifico avviato lo scorso marzo, che i sottoposti al vaccino contro morbillo-parotite-rosolia (MMR) potrebbe avere meno probabilità di ammalarsi gravemente di Covid-19. Va ribadito, perché la cosa è nota, che quel vaccino è commercializzato dal 1979. Corredo statistico: i paesi col minor numero di vittime sarebbero quelli dove la vaccinazione MMR è stata realizzata di vasta scala.

MMR, utile anche il vaccino del ’79

Per dimostrare questa teoria, hanno allora lavorato su 80 soggetti, divisi in 2 gruppi: un gruppo era composto da 50 persone nate negli Stati Uniti che avevano sviluppato anticorpi MMR dopo aver ricevuto il vaccino MMR II; il secondo gruppo aveva gli stessi anticorpi MMR, ma sviluppati da altre fonti, per esempio dopo essersi ammalati (e guariti) da morbillo, parotite e/o rosolia. L’indagine pubblicata su mBio (anch’essa ripresa dalla testata QuiFinanza) dimostrerebbe  che i livelli di anticorpi IgG della parotite sono inversamente correlati al livello di gravità nei pazienti positivi al Covid, insomma: chi ha ricevuto il vaccino MMR II, anche se ha contratto il Coronavirus, non ha visto le sue condizioni di salute peggiorare gravemente. Se la scoperta fosse confermata ad ogni livello, potrebbe fiancheggiare una strategia anti-pandemica prima che un vaccino contro il Covid-19 sia disponibile davvero per tutti.

(fonti: QuiFinanza, American Society for Microbiology, mBio, Nature Microbiology)