Lampi (di cinema) sul Messico

PRAYERS FOR THE STOLEN (NOCHE DE FUEGO). Regìa di Tatiana Huezo. Con Mayra Batalla, Norma Pablo, Olivia Lagunas, Alejandra Camacho, Memo Villegas. Drammatico, Messico. Durata 111′. Disponibile su piattaforma MUBI dal 29 aprile. 🍓🍓🍓🍓⚪️

di Claudio Trionfera

CINEMA SOMMERSO, cinema d’autore, cinema raro. Insomma introvabile, o quasi. Poi lo si ritrova, quasi per miracolo ma non per caso, su una piattaforma come quella di MUBI che sul cinema d’autore – tra classici e attualità esclusive – s’è costruita uno specifico non banale spazio in veste di produttore e distributore. Così arrivano quotidianamente nuovi film, quale piacere dell’occhio e sostentamento dello spirito cinematografico. Per esempio Prayers for the Stolen (Noche de fuego) , passato al Certain Regard di Cannes l’anno scorso e successivamente ad Alice nella città durante la Festa di Roma, non senza aver guadagnato consensi in molti altri festival nel mondo. Film messicano di una regista, Tatiana Huezo, non particolarmente prolifica (El lugar más pequeño unico lungometraggio nel 2011, corti e documentari nel suo passato) ma indomita e assai capace di fare il proprio mestiere alternando emozioni e frustate nell’ambito di una convincente prova civile.

Va detto che Huezo è salvadoregna d’origine e messicana d’adozione visto che aveva solo 4 anni quando cominciò a vivere a Città del Messico: nessuna sorpresa se, prendendo spunto da un libro di una guerriera come Jennifer Clement, trasferisce nel suo film lo stesso spirito pugnace dell’autrice: costruendo attorno alle figure di tre ragazzine e molte madri distrutte un bellissimo racconto di formazione e di rabbia. Ragazzine come Ana, la protagonista di una vicenda peraltro corale, che nel suo paesino rupestre della Sierra de Guerrero assiste allo sfacelo di una società terrorizzata dei narcos e dalle loro scorribande criminali contro la raccolta del papavero da oppio organizzata dallo Stato per sottrarre potere ai vari cartelli della droga.

Tra le attività, diciamo così, preferite dai narcos c’è quella rapire le ragazzine nella loro fase adolescenziale e non si sa che fine ne facciano fare. Di sicuro, una volta sparite, le fanciulle non torneranno più. Ecco allora le madri nasconderle o addirittura cancellare su di loro molte tracce di femminilità: sullo sfondo di una storia che parla di istruzione e disperazione, mondi infantili a tratti giocosi e coscienze adulte cariche di oscuri presentimenti. Ché togliendo il pre ci sarebbero anche sentimenti in questo film prevalentemente di donne e chiaramente di denuncia.

Sentimenti forti, legami ancestrali. Con una andatura che a tratti si fa quasi documentaristica senza che, però, la tragedia della vita rinunci a convivere con la poesia dell’immagine. Creando contrasti. Come quello fra la piccola Ana e un mondo troppo più grande di lei; o quello fra fra viventi e non viventi che raccoglie il film in una grande verità e in una profonda metafora; o, ancora, quello tra le esistenze devastate e fibrose e i panorami memorabili che la macchina da presa riesce a cogliere attorno ad esse (la fotografia è di Dariela Ludlow), non senza avvolgere di lirismi anche le solitudini stracche di quelle donne che, finita la giornata di lavoro agricolo, parlano a sera con i loro cari e i tanti display dei telefoni sparsi nei campi sembrano illuminare la notte come lucciole.

Un racconto di formazione e indignazione, ricco e allegorico. Di affinità neorealistiche, carico di presagi e imminenze, di gente terrorizzata e rassegnata ma forse capace, un giorno, di organizzarsi per un futuro diverso. Un risultato visivo che, grazie anche ad una recitazione collettiva estremamente vigilata dalla regìa, consegna a quest’opera di pregio un frammento di umanità e di coraggio non dimenticabili.

(nelle foto: scene dal film Prayers for the Stolen/Noche de Fuego di Tatiana Huezo – MUBI)