Quelli della Propaganda (Live)

QUELLI della notte e Indietro tutta. Poi c’è dell’altro, naturalmente. Ma nell’exploit, diciamo così, di Propaganda Live su La 7 (nato sulla cenere ancora fumante del precedente Gazebo di Rai3) ci sono un bel frammento di Renzo Arbore e delle sue istanze (re)inventive nel varietà della televisione e nel modo di ricrearlo: nel doppio senso di rifondarlo e deliziarlo. Poi, magari, ci mettiamo pure qualche residuo dei vecchi Il Male e Cuore anche se probabilmente quella di Arbore rimane – consapevole o inconscia –  la prima lezione di riferimento, qua trasferita e sublimata in una cifra tutta contemporanea, dal linguaggio alle tecniche di regìa (di Igor Skofic).

Sia chiaro: questo, naturalmente, senza minimamente graffiare l’originalità e l’intelligenza di un programma che il suo ideatore e frontman Diego Bianchi “Zoro” affiancato da Marco Dambrosio “Makkox”, anzi, ha saputo costruire con molta cura e gradualità: traslocando dalle seconde alla prime serate, mettendo insieme elementi diversi con equilibrio meditato fingendo una casualità e un’improvvisazione per nulla accidentali, anzi ben calcolate nella simulazione “casereccia”.

Il personaggio nuovo della tv

Diego Bianchi (© Ufficio Stampa La7)

Diego Bianchi: oramai il personaggio nuovo della tv è lui (non di primissimo pelo ma ora affermato per meritarsi la definizione). E, con lui, il suo sèguito di anime e figure (nel cast fisso  il direttore de L’Espresso Marco Damilano, la giornalista de La Stampa Francesca Schianchi,quello del Tg LA7 Paolo Celata e altri)  a sollecitare e accendere un quadro affollato di satira, fumetto, commedia, musica (la band formata dal chitarrista e cantautore Roberto Angelini, dal trombettista Giovanni Di Cosimo, dal batterista Fabio Rondanini, dal bassista Gabriele Lazzarotti, dal tastierista Daniele Rossi e dal sassofonista Daniele Tittarelli), riflessioni sociali e naturalmente politica, ma senza scelte di parte troppo marcate anche se l’area resta quella progressiva e “civile”.

Tanto concreto da sembrare astratto

Il maggior pregio di Propaganda è logicamente legato alla sua stessa peculiarità, cioè a quel modo tutto speciale di realizzare nella leggerezza un ensemble fatto di sostanze tanto concrete da sembrare astratte, di molta positività, di varianti surreali e, perché no, di interessanti soluzioni grafiche&scenografiche, specie in quella rivisitazione dello stage e del suo spazio di manovra. E se questa può sembrare una sviolinata, è del tutto pertinente.

Insomma il varietà televisivo, dato per morto e sostituito nelle scelte produttive da contest canori e filocircensi, grandi fratelli,  isole della cornificazione programmata, talkshow con obbligo di litigio, il varietà dato per morto, si diceva, rinasce fino a diventare un appuntamento non rinunciabile per il pubblico del venerdì sera con ascolti e share in crescita costante. Ci piace questa evoluzione, che è un po’ è anche un rivoluzione. Dove non andranno taciute le intuizioni di Domenico Procacci che alla guida di Fandango ha dato negli anni una bella mano anche ad una particolare renaissance del cinema italiano. Accanto a “questa” tv e alla sua diversa formulazione.