FORTUNA – Di Nicolangelo Gelormini. Con Valeria Golino, Pina Turco, Cristina Magnotti, Anna Patierno, Libero de Rienzo. Drammatico, Italia, 108′ 🙂
Ecco un buon esempio di elaborazione fantastica per una realtà irraccontabile. Attraverso la storia di Fortuna, la ragazzina che dà il titolo al film (ma il suo vero nome è Nancy) e porta il viso incantato e smarrito di Cristina Magnotti, simbolo di violenze subite, da lei e da altre vittime della sua età , inconfessabili e non rimovibili se non con un atto estremo e disperato. Così Nicolangelo Gelormini, già assistente di Paolo Sorrentino, qua all’opera prima, descrive a modo suo, liberamente, senza seguire la cronaca e solo “interpretando” certi fatti accaduti nel Parco Verde di Caivano in provincia di Napoli), l’itinerario taciturno e problematico della ragazzina quasi sempre al centro dell’inquadratura coi suoi grandi occhi tristi, dei suoi coetanei, della madre Rita forse ignara quasi quanto la psicologa Gina che la segue (Valeria Golino e Pina Turco nei due personaggi che si scambiano allegoricamente d’identità ).
Uno sfondo odioso e laido, fatto di vittime suicide (meglio, suicidate) e carnefici che l’autore, sulla scia stilistica di una speciale nouvelle vague napoletana (esponente di spicco Edoardo De Angelis de Il vizio della speranza, Indivisibili e Perez), rappresenta in termini stranianti, algidi, carichi di silenzi nella cornice napoletana asettica e spoglia, fatta di palazzoni che sembrano astronavi, pareti scrostate e gocciolanti di umidità putrida, pianeti, costellazioni e figure immaginarie quasi da fantascienza nelle visioni infantili della purezza violata. Un viaggio nell’iperspazio del trauma in una realtà urbana rovinosa e degenerata, tutto strappi ed ellissi, silenzi e allusioni, immerso nei grigi della bella fotografia di Agostino Vertucci e nel dark pop elettronico dei Golden Rain, band interessante, napoletana anche questa.