Giù le mani dalla Beat Generation

di Claudio Trionfera

Jack Kerouac, Allen Ginsberg e William Burroughs

ESPULSI dal corrente andazzo culturale. Se per cultura si intende quell’accozzaglia e quella farragine di pensieri prodotti dal web o dall’ansia demolitiva di certi intellettuali ambigui, intenzionalmente votati alla querelle, cercatori di like e carciofeschi consensi. L’ultima panzana arriva arriva dal Boston Globe, quotidiano editato evidentemente a Boston, circa 250mila copie di tiratura, dove pochi giorni fa – evento riportato dal Foglio, dal Giornale e dal sito Informazionecorretta.com – albergava l’articolo di un accademico dove si leggeva che “nell’era di MeToo, Black Lives Matter, la situazione degli immigrati al confine, le manifestazioni del suprematismo bianco, On the Road‘ può essere accusato di incarnare tutto ciò che è sbagliato sull’America. I personaggi maschili di quel libro, mi hanno detto gli studenti, stanno godendo di una forma di privilegio bianco”.

Jack Kerouac all’indice? Più o meno. Così come, probabilmente, Lawrence Ferlinghetti, Allen Ginsberg, William S. Burroughs, Gregory Corso, Gary Snyder e tutti gli altri meravigliosi profeti della controcultura americana, protagonisti della più elettrica rivoluzione letteraria del Novecento. Insomma la Beat Generation. Nella sua globalità di movimento che oggi, a partire proprio da On the road, rischia di finire nel tritacarne del nuovo moralismo e del politicamente corretto, così come ieri veniva strapazzata del politicamente corretto dell’America anni Cinquanta e seguenti, con motivazioni opposte. Da destra a sinistra e viceversa, viaggio acrobatico sull’asfalto scivoloso e ribaltante dell’ideologia contraddittoria.

Jack Kerouac con Fernanda Pivano

Razzisti, maschisti, misogini. Ecco Kerouac e i suoi personaggi così apostrofati davanti al plotone di esecuzione degli studentelli bostoniani che si svegliano dopo 64 anni sputando sentenze e contagiando il loro prof che sputa a sua volta giudizi sulle colonne del giornale locale. Possibile che qualche idiota col birignao (fate lavorare la vostra immaginazione) si accodi pure da noi nell’ansia di ridefinire la storia, la società, i modelli di vita degli anni più luccicanti della creatività esiliata e rinchiusa nelle cave e venuta al sole a dire la sua. Magari, l’idiota, facendo le stesse capriole di qualche neoliberal americano capace di accompagnare queste rivoltanti correnti censorie che, spettrali, si nutrono nelle aule universitarie.

Là, dunque, dove diventa sempre più difficile impartire lezioni beat, come racconta ancora Informazionecorretta: “I professori che hanno insegnato On the Road stanno lottando per giustificare la sua inclusione nei corsi di letteratura perché è stato scritto da un autore cisgender maschio bianco. Non sono più solo gli amministratori universitari a respingere i Beat ma anche gli studenti”. Scrive una accademica in un libro, The Beats: A Teaching Companion uscito di recente per la Clemson University : “Uno dei miei studenti ha chiesto alla nostra classe sui Beat di discutere se lui, in quanto maschio cisgender bianco, avesse il diritto di affrontare o rappresentare le vite dei neri, come fa ‘On the Road’, e se questo dovrebbe essere incluso in un curriculum”.

Senza parole. C’è da preoccuparsi dei nuovi americani, ma non soltanto di loro.