Il ministro colpisce il fumo, tace sui danni dell’alcol e promuove il vino “responsabile”

Il ministro della Salute Orazio Schillaci

di Claudio Trionfera

TOTÒ. DI QUELLO SCHILLACI (all’origine Salvatore), chi è  meno avveduto ricorda specialmente un calciatore diventato famoso negli anni Ottanta e Novanta tra le squadre del Messina e, in particolare, della Juventus e dell’Inter nonché della Nazionale italiana. I più avveduti, invece, sanno di un altro Schillaci di nome Orazio, romano, figura piuttosto scintillante e significativa nello spazio scientifico, non solo medico 56enne specializzato in Medicina nucleare e in Radiodiagnostica, rettore dell’Università di Tor Vergata, membro – nominato da Roberto Speranza –   del Comitato Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, ma anche e soprattutto Ministro della Sanità nel Governo attuale.

Dunque uno che sa il fatto suo, eccome. Recentemente, tra l’altro, ha preso la lodevole iniziativa di immaginare provvedimenti per la tutela dei sanitari aggrediti dai pazienti nei vari “pronto soccorso”, sport diventato assai popolare negli ultimi tempi. Se non che, proprio in questi giorni di evidente fervore programmatico, ha annunciato altri provvedimenti (parola in voga) contro il fumo, “per creare una generazione libera dal tabacco” entro il 2040. Un po’ come si pensa di fare con i motori diesel. Più testualmente il ministro, in audizione davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera, ha detto che “Il governo intende affrontare la prevenzione e il contrasto del tabagismo, tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia, per conseguire l’obiettivo sfidante del Piano europeo contro il cancro 2021 di creare una generazione libera dal tabacco, nella quale meno del 5% della popolazione consumi tabacco entro il 2040. È in vista una ulteriore stretta rispetto alla legge Sirchia, per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza, eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi, estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti non da fumo, estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina e ai device dei prodotti del tabacco riscaldato“.

Sacrosanto. Però la faccenda diventa un po’ ambigua, più propriamente equivoca (non si arrivi a pensare sospetta) se il tabacco dovesse diventare il bersaglio unico di un provvedimentismo sfrenato, una sorta di mobbing sociale per debellare il Vizio del Secolo. Perché nel mondo dei vizi, se si vuole delle abitudini, c’è qualcosa di molto più diffuso del tabacco: l’alcol. Il ministro dovrebbe saperlo: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato l’alcol come cancerogeno nel gruppo 1, al pari di arsenico, benzene e amianto. I soggetti che bevono sono anche più facilmente fumatori e la combinazione aumenta il rischio ancor più significativamente.

Ministro… ministro. Lo sappiamo o fingiamo di non saperlo? Vietiamo la pubblicità alle sigarette e la consentiamo all’alcol? Allarghiamo il divieto di fumo e, si può quasi dire in proporzione, sviluppiamo i presupposti per bere di più?

Humphrey Bogart

Ovviamente il problema non è quella metà bicchiere di vino durante un cena ma i fiumi di alcol consumati dovunque, bar, ristoranti, discoteche, birrerie e luoghi appartati sotta la dittatura dello spritz e via via di tutte le sue moltiplicazioni in termini di varianti e gradi alcolici, whisky e vodka in primo piano nel grande Pantheon Della Bottiglia, per non dire della birra diventata oggetto di studio e fenomeno culturale di riscoperta dell’artigianato. Giovani, giovanissimi e non solo loro: nella sfera dei consumi da primato le generazioni si mescolano e si stratificano a vantaggio di un business che a livello politico/economico, sul piano della produzione e del dettaglio, incomincia a pesare – non soltanto in Italia, comunque – più di quello dei tabacchi.

Un fumo da caccia alle streghe, un alcol neppure sfiorato pure con tutta la sua portata funesta. Perfino al cinema e in tv. Addio a Jean Gabin con le sue Papier Maïs, a Humphrey Bogart con le sue Chesterfield, a John Wayne, Cary Grant, Bette Davis, Henry Fonda e via così. Oggi si fuma di meno e si beve di più. Vedere per credere. E qualcuno ricorderà perfino la partnership Philip Morris con il suo Progetto Cinema per la promozione dei film e una cospicua serie di restauri di capolavori, un’azione incominciata nel 1991 e conclusa 17 anni dopo per evidenti motivi di incompatibilità aziendale con le nuove normative anti-fumo. Il canto del cigno, per così dire, fu il restauro de Il segno di Venere di Dino Risi.

Il professor Emanuele Scafato

In compenso il ministro della Salute ha inviato un bel videomessaggio al simposio napoletano dell’Assoenologi con tema Vino e salute affermando che “Il vino, per la sua composizione ricca e originale in termini di polifenoli e antiossidanti, è anche associato a benefici per la salute, in particolare se il consumo è integrato in un modello di dieta mediterranea italiana. Il ministero della salute è impegnato con decisione nella promozione di abitudini corrette e ispirato al principio condiviso del ‘less is better’, suggerito con chiarezza anche dalle linee guida per una sana alimentazione che indicano i parametri generali per un consumo di alcol a basso rischio. Promuovere l’informazione e la conoscenza per sostenere la diffusione di stili di vita e di consumo sani e responsabili è il primo passo per la tutela e la prevenzione dei cittadini ed è importante farlo attraverso voci serie e autorevoli, soprattutto in un tempo così esposto alla diffusione di fake news e facili semplificazioni. Aumentare l’alfabetizzazione sanitaria attraverso programmi e azioni volte al cittadino offre un’opportunità per rafforzare le attività di prevenzione e rende il consumatore un alleato per la sua salute, con una crescente consapevolezza sul consumo di alcol, sul modo di degustare e non semplicemente bere” (fonte Askanews).

Resta da chiedersi quali siano le fake news alle quali si riferisce Schillaci. Di sicuro il ministro avrà occasione di precisarlo. Ma proposito di alcol – e del suo carico di modificazioni cerebrali e tragedie dell’asfalto – potrebbe dire ancora parecchio il professore Emanuele Scafato, direttore del Centro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca e la Promozione della Salute sull’Alcol e le problematiche alcolcorrelate nonché titolare un’infinità di altri incarichi legati allo stesso tema, alle droghe e agli stili di vita. Basterebbe visitare il suo blog e il suo appello ai giovani (https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-emanuele-scafato) per informarsi su ciò che sollecita tumori, incidenti stradali, perdita di memoria e tanto altro, inclusa, specie per le ragazze e in funzione anti-dieta, un’incursione fatale sulla tanto amata “linea”.