Karate Man, la resilienza del campione

KARATE MAN – Regia di Claudio Fragasso. Con Claudio Del Falco, Stefano Maniscalco, Stefano Calvagna, Anne Garcia, Niccolò Calvagna, Marco Aceti Tony Scarf, Michele Verginelli. Drammatico, Italia. Distribuzione Ipnotica Film. Uscita in sala 26 maggio. Durata 80′. 🍓🍓🍓⚪️⚪️

Una scena da “Karate Man” di Claudio Fragasso (foto Ipnotica Film)

di Claudio Trionfera

ASCESA, caduta e resurrezione. Un classico dello sport combattente, al cinema. Un po’ meno della vita reale. Claudio Fragasso, in ogni caso, riesce a combinare le due dimensioni, quella cinematografica e quella della realtà appunto, riponendo nei casi del karateka Claudio Del Falco (egli stesso ne recita la parte) gli elementi di un edificante e felice percorso narrativo.

Perché Del Falco, campione mondiale di karate, eccellenza nel kickboxing nonché attore alla fine della sua carriera sportiva, trova un modo efficace di esprimersi e raccontarsi attraverso una sceneggiatura (scritta dallo stesso Fragasso con sua moglie Rossella Drudi) a mezza strada tra la cronaca biografica e la finzione. Quando Del Falco viene sconfitto da Stefano Maniscalco (supercampione anche lui che interpreta se stesso) nell’incontro decisivo per il titolo mondiale, prende forma un altro tipo di lotta: quella contro il diabete mellito che lo affligge da sempre e lo fa precipitare in coma. A salvarlo e a restituirgli dignità fisica c’è però al suo fianco Laura (Anne Garcia), la fisioterapista con la quale condivide un amore forte e travagliato, in un percorso sentimentale e agonistico capace di concludersi con la realizzazione di un grande sogno sportivo.

“Karate Man” di Claudio Fragasso nelle sale italiane (foto Ipnotica Film)

Sullo sfondo, un ambiente minato dal malaffare e dalle scommesse clandestine costruito in funzione di contrappunto drammatico nella storia, peraltro non determinante rispetto al suo esito resiliente, positivo e “morale”. Dove la figura del coraggioso e forte campione, ovviamente centrale nell’impianto narrativo, è presente in tutta la sua forma allegorica e concreta, anche attraverso degli inserti documentari che ne rievocano le gesta e il passato umano ed atletico.

Fragasso, autore personalissimo che da sempre attraversa i generi con largo controllo della macchina cinematografica, costruisce qua un film ruvido e tagliente, volutamente sfumato nell’ostentazione melodrammatica e nella ricercata rappresentazione caricaturale di alcuni personaggi di contorno, quasi a voler combinare i poli contrapposti del bene e del male in modo spavaldamente manicheo, anche nella qualità della recitazione e nell’utilizzo della macchina da presa nella fotografia piuttosto ricercata di Dario Germani. Proprio come se si materializzasse, anche a livello stilistico, una sorta di rude schermaglia.